Bio On: Il giudice arresta il sogno (MF)
October 24 2019 - 2:17AM
MF Dow Jones (Italian)
Ricavi infragruppo tramutati in fatturato tout court, contro i
dettami normativi. Contabilità irregolare. Uno stato patrimoniale
precario. Accordi e joint-venture mai concretizzate. Veicoli
societari creati per sviluppare brevetti e licenze con partner (dal
gruppo Maccaferri a Banca Finnat, dalla Felofin di mr Kartell a
Maire Tecnimont a GimaTT) che non hanno mai prodotto alcunché.
Uno stabilimento, scrive MF, dalle potenzialità inaudite secondo
gli azionisti (100 milioni di tonnellate all'anno di
microplastica), che arrivava a malapena a 5. Un contratto con Ikea
da 55 milioni che, a differenza di quanto dichiarato dalla società,
non è mai stato messo sul tavolo, visto che le trattative sono
state sospese in un amen. Questo e altro ancora è stato scoperto
dai pm bolognesi coordinati dal procuratore capo Giuseppe Amato e
dalle Fiamme Gialle del colonnello Luca Torzani (dossier di oltre
180 milioni) nell'inchiesta su Bio-on (il cui titolo ieri è stato
sospeso in borsa per l'intera seduta), avviata per false
comunicazioni sociali e manipolazione del mercato con perquisizioni
in Emilia-Romagna, Lombardia e Lazio. Una vera Plastic Bubbles,
come indicato nell'ordinanza firmata dal giudice Alberto Ziroldi.
Il pronunciamento ha portato a mettere sotto indagine nove persone
e a emettere misure cautelari per i soci fondatori Marco Astorri e
Guido Cicognani e per il presidente del collegio sindacale,
Gianfranco Capodaglio. Oltre a portare al sequestro di 150 milioni
tra azioni in possesso dei due imprenditori (115 milioni) e beni
personali (36 milioni) degli indagati.
E' durato 12 anni il volo della società bolognese specializzata
nella produzione di bioplastiche totalmente biodegradabili che
proprio oggi avrebbe festeggiato i cinque anni di presenza sul
listino milanese e che era arrivata, grazie a una prolungata bolla
speculativa, a valere qualcosa come 1,4 miliardi -unico Unicorn
italiano dopo il fenomeno Yoox- nel luglio di un anno fa, dopo aver
messo a segno balzi prodigiosi a Piazza Affari, al puntò che tocco
il suo massimo storico intraday di 67,7 euro, rispetto ai 5,82 euro
del debutto. Una parabola inspiegabile per una società che il 30
giugno aveva dichiarato ricavi per 917 mila euro e un ebitda
negativo di 4,9 milioni, con una pfn negativa schizzata a 41
milioni, quando invece a fine 2018 fatturava oltre 50 milioni con
quasi 12 milioni di utile netto e un indebitamento di 22,5 milioni
(il dato era positivo per 24 milioni a inizio 2018). Mentre per
l'intero 2019 Astorri aveva preannunciato ricavi vicini ai 100
milioni con il passaggio dall'Aim allo Star, salvo poi ritrattare
nei giorni scorsi e porre l'asticella del giro d'affari a una più
modesta soglia dei 20 milioni. A far emergere le incongruenze dei
bilanci, sempre però approvati dai revisori (prima Pwc e poi
E&Y), è stato il fondo Quintessential Capital Management che
aveva pubblicato un report assai duro ("Una Parmalat a Bologna?")
facendo tracollare le azioni della società e portando all'avvio
degli accertamenti della Consob, propedeutici di fatto alle
indagini della Procura di Bologna. "Abbiamo sbagliato a scriverlo,
va bene, mi prendo il mio pezzo di responsabilità, ma non è solo
colpa nostra. È colpa del sistema che ci ha indotto a fare queste
comunicazioni", dichiarva Astorri al revisore di E&Y Alberto
Rosa che manifestava riserve sull'atteggiamento dell'imprenditore,
durante una conversazione telefonica intercettata dagli
investigatori. Anche se va detto che i revisori non hanno sollevato
dubbi sulla regolarità dei documenti contabili della società
bolognese. Così come ieri ha preso in qualche modo le distanze
Banca Finnat , che è global coordinator e specialist di Bio-on .
"Auspicando che sulla vicenda sia fatta nel più breve tempo
possibile chiarezza da parte degli enti competenti, esprimiamo la
massima collaborazione con la magistratura e le autorità di mercato
e valutiamo la situazione complessiva per accertare se sussistano i
presupposti per iniziative a tutela dei propri interessi", hanno
fatto sapere dall'istituto dei Nattino. Ma non va trascurato che la
romana Finnat , oltre a report di mercato finiti nel mirino dei pm
per il loro contenuto, è anche socio di minoranza delle scatole
vuote Liphe e Aldia, mai capitalizzate (14 e 16 milioni solo sulla
carta), che dovevano sviluppare bioplastica per Unilever : affare
mai definito.
A questo punto il commissario giudiziale, titolare di fatto
delle azioni oggetto del sequestro, non potrà che convocare
un'assemblea, individuare dei gestori temporanei dell'azienda - la
cui operatività non è stata preclusa - e valutare la situazione
patrimoniale ed economica di Bio-on . Un contesto che potrebbe
portare alla richiesta di una procedura come il concordato
preventivo o, se non vi fossero più le condizioni gestionali
ordinarie, avviare la messa in liquidazione. Scenario quest'ultimo
che potrebbe far allargare l'inchiesta a reati ben più gravi.
Ipotesi che si evince nella 40 pagine dell'ordinanza, quando viene
scritto dal gip che "gli elementi qui rappresentati dimostrano
dunque una persistenza nell'illecito, anche di fronte all'evidenza
contraria, dettato dal disperato tentativo di salvare la società da
un crollo che, anche al netto dell'attacco di Quintessential,
appare profilarsi come evento ineludibile".
red/sda
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October 24, 2019 02:02 ET (06:02 GMT)
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