Ovs: ritorno alle origini (Mi.Fi.)
July 04 2022 - 3:39AM
MF Dow Jones (Italian)
L'inizio di un nuovo capitolo o forse un ritorno alle origini
storiche? Quando lo scorso 27 giugno Ovs ha sottoscritto una
lettera di intenti con gli azionisti di Coin per l'acquisizione
dell'intero capitale sociale dell'azienda dei grandi magazzini
qualcuno ha storto il naso. Nel 2020 la seconda aveva registrato un
fatturato di 217 milioni di euro in calo rispetto ai 361 del 2019,
un ebitda in rosso per 10 milioni dai 13 dell'anno precedente e un
debito netto di 74 milioni dai 17 pre-pandemia. E per il 2021 gli
analisti, che hanno visionato i numeri, prevedono ancora una
perdita. "Saremmo sorpresi se Ovs si imbarcasse in una
ristrutturazione difficile come questa", hanno commentato da Banca
Akros, affermando che in mancanza di rassicurazioni da parte
dell'azienda, non consideravano l'acquisizione di Coin da parte del
gruppo dell'ad Stefano Beraldo "una buona notizia".
Tuttavia, scrive Milano Finanza, non sono solo i risultati
finanziari di Coin a rendere complessa l'operazione: Beraldo al
momento possiede circa il 12% della società target. Dunque, parte
correlata. Inoltre, le due sono legate da più di quarant'anni di
storia, dove però Ovs era la figlia e Coin, invece, la madre. La
vicenda ebbe inizio a Venezia nel ventesimo secolo, quando
l'imprenditore Vittorio Coin ottenne la licenza per la vendita dei
tessuti. Con il passare dei decenni, l'attività di famiglia
abbandonò il suo tratto ambulante per acquisirne uno più
strutturato. Decisa ad espandere i propri prodotti fuori dalla
laguna verso i piccoli borghi veneti, nel 1968 la società - ormai
Gruppo Coin - lanciò Coinette, una nuova catena di magazzini.
È da questa linea che nacquero i negozi Oviesse, dove i
consumatori potevano trovare i prodotti a prezzo scontato. Nel 1972
la divisione divenne autonoma e fu ribattezzata con il nome di Ovs
(Organizzazione Vendite Speciali). Casi del destino: nel 2005 fu
proprio Stefano Berardo a prendere le redini di Coin inaugurando
una fase di ristrutturazione che avrebbe dato un nuovo volto al
gruppo. In sei anni, il manager portò la capitalizzazione di borsa
della catena, allora quotata, da 320 milioni a oltre un miliardo,
rinnovando alcune delle insegne principali per offrire ai propri
clienti una gamma di prodotti sempre più completa. Nel 2010 il top
manager concluse per la prima volta un'operazione di salvataggio
che, ripetuta più volte negli anni, diventò il suo tratto
distintivo: l'acquisizione di una società in difficoltà
finanziarie, in questo caso Upim. La cura Beraldo venne replicata
nel settembre del 2016, quando Ovs lanciò l'opa a 6,38 franchi per
azione sulla svizzera Charles Vögele che all'epoca aveva un
indebitamento verso le banche di circa 170 milioni di franchi. Dopo
l'acquisizione, i negozi furono gradualmente convertiti nel marchio
Ovs. Una nuova avventura. Beraldo puntava a soddisfare le necessità
di tutte le famiglie italiane, soprattutto di quelle che, con la
crisi finanziaria, avevano visto "sgonfiarsi il portafoglio". Per
il ceo di Ovs i negozi del gruppo dovevano ricoprire l'intero
stivale, in maniera capillare sullo stile di "un supermercato, di
una pompa di benzina, delle Poste o della scuola".
Nel 2011 il fondo di private equity inglese Bc Partners acquistò
il controllo di Coin per 1,4 miliardi di euro e, dopo solo tre
anni, prese una decisione che cambiò per sempre le sorti
dell'azienda. Sfruttando la penetrazione del marchio a livello
nazionale, il management del gruppo annunciò lo scorporo del brand
Ovs che venne quotato all'Euronext Milan il 2 marzo 2015 con un
prezzo di collocamento di 4,1 euro: lasciata la casa madre, a capo
della società ora indipendente non poteva che esserci Beraldo. Nel
2014 la sola Ovs deteneva una quota del settore dell'abbigliamento
italiano pari al 4,43%. Ma nonostante Beraldo non avesse mai smesso
di credere nella forza del prodotto offerto, più che alla crescita
futura, l'ingresso della società a Palazzo Mezzanotte era al
servizio dell'indebitamento di 984 milioni, maturato dal gruppo nei
confronti di un pool di banche (Imi, Ubs, Unicredit, Bnp Paribas,
Crédit Agricole, Hsbc, Mediobanca e Natixis).
Grazie anche alla nuova iniezione di liquidità, nell'ottobre del
2015 Ovs viaggiava controcorrente rispetto al settore
dell'abbigliamento di media gamma, in netta flessione. Con ormai il
6,7% del mercato e l'aspirazione del capo azienda a raggiungere
presto l'8%, la società non si limitò più ad assemblare collezioni
dei fornitori più economici del mondo, ma iniziò ad esprimere
l'identità di un proprio stile. E qui l'ulteriore svolta. Nel 2016
Ovs raggiunse la vetta nel mercato italiano e cominciò a puntare
anche all'estero dove però doveva scontrarsi con i colossi del
fast-fashion come Zara ed H&M. All'apice della fama del brand
controllato, Coin decise di vendere la propria partecipazione, e
tramite una serie di collocamenti con accelerated bookbuilding tra
il 2016 e il 2017 la casa madre ridusse la propria quota in Ovs al
31,12%, riempiendo le proprie casse. Numerose sono le circostanze
che portarono ad un cambio di timone nella società: entrato in
punta di piedi, Tamburi Investments Partners (Tip), investment
company di Giovanni Tamburi, soppiantò nel giugno del 2019 nel
capitale Bc Partners. Da allora l'assetto azionario di Ovs vede Tip
come azionista di maggioranza con una quota appena sotto il 24%.E
mentre in borsa il titolo passava di mano, il brand non smise di
accrescere la sua influenza sul mercato nazionale.
Così Beraldo, ormai specializzato nel rilancio dei marchi
storici, iniziò a guardarsi intorno in cerca di una nuova nave alla
deriva da riportare a galla. Ecco che nel dicembre del 2020 la
scelta ricadde su Stefanel su cui Ovs presentò un'offerta
vincolante di 3,2 milioni. Ma all'ad una sola acquisizione non
bastava per creare un polo moda a prezzi accessibili: in pochi mesi
furono stretti accordi distributivi con brand come Conbipel, Gap
(proprietario dei marchi Old Navy, Banana Republic, Athleta,
Intermix e Janie and Jack), oltre allo stilista Massimo Piombo e a
Eastpak. E ora, dopo meno di dieci anni di separazione, Ovs vuole
ritornare alle origini, ricongiungendosi con Coin, la società a cui
deve il proprio sviluppo e la quotazione. Tutto bene? No, perché
oggi Beraldo potrebbe ritrovarsi davanti ad una realtà diversa da
quella che aveva lasciato ovvero grandi magazzini meno profittevoli
che valgono non più un miliardo, ma solo 400 milioni.
red
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0409:23 lug 2022
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July 04, 2022 03:24 ET (07:24 GMT)
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