Enel: lista Tesoro sostenuta da Bankitalia, Pechino ha il 2% (Rep)
April 26 2023 - 3:02AM
MF Dow Jones (Italian)
La Banca d'Italia e la People Bank of China sono tra gli
azionisti dell'Enel che il prossimo 10 maggio dovranno eleggere il
nuovo consiglio di amministrazione. Secondo le ultime rilevazioni
ottenute dalla società in base allo stacco dei dividendi, la Banca
d'Italia ha in portafoglio l'1,2% del capitale mentre alla banca
centrale cinese fa capo un altro 2%. Tra i fondi internazionali
Blackrock avrebbe aumentato la propria quota poco sopra il 5%,
Vanguard Group sarebbe al 2,8%, Norges al 2,15%, State Street
all'1,8%, Mondrian all'1,7% e Amundi all'1,6%.
Parteciperanno tutti all'assemblea? Si saprà solo il 28 aprile,
giorno del deposito delle azioni, scrive La Repubblica. Per
esempio, il fondo Mondrian, che negli ultimi giorni ha criticato
aspramente il processo con cui Tesoro è arrivato a formulare la sua
lista di candidati, storicamente partecipa alle assemblee Enel con
un terzo della sua quota, circa lo 0,4%. Inoltre è utile domandarsi
se la banca centrale cinese voglia entrare in una disfida che vede
contrapporsi la lista di maggioranza presentata dal Tesoro (con
Paolo Scaroni presidente e Flavio Cattaneo ad), una seconda lista
"corta" presentata da Assogestioni e una terza lista di sei persone
presentata dal fondo Covalis di Zach Mecelis, titolare dello 0,63%.
I cinesi, a ben guardare, sono molto interessati alla politica
energetica italiana. Sono infatti presenti, fin dal 2014, con State
Grid al 35% nel capitale di Cdp Reti che dà diritto ad avere un
rappresentante nei cda delle partecipate Snam e Terna. Una finestra
che permette ai cinesi di essere al corrente delle mosse italiane
sul fronte dell'energia. Ora con il 2% di Enel potrebbero influire
sulla partita delle nomine.
All'ultima assemblea del 2020 è suonato un campanello d'allarme
per il Tesoro: sul 70,8% del capitale che ha partecipato al voto
(contro il 52,7% del 2017 e il 58,8% del 2014), solo il 47,8% si è
indirizzato verso la lista del governo mentre il 51,1% è confluito
su Assogestioni. È dunque possibile che questa volta si venga a
formare un nocciolo di investitori italiani attorno al 23,58% di
proprietà del Tesoro. Sicuramente vi sarà la Banca d'Italia con il
suo 1,2%, ma anche altre istituzioni come la Cassa Forense,
accreditata di uno 0,5%, altre casse con quote minori e gestori
come Poste Vita, Anima, Fideuram.
Dall'altra parte bisogna vedere quando stia attecchendo tra
grandi e piccoli fondi la campagna di Mecelis in nome della
maggiore trasparenza. Un aiuto o una stroncatura può arrivare dalle
indicazioni di voto delle agenzie indipendenti, Iss, Glass Lewis e
Frontis, in arrivo nei prossimi giorni. Mecelis nei giorni scorsi
ha incontrato diversi gestori, tra Londra e New York, per
raccogliere consenso intorno alla sua battaglia, che si incentra
sull'opacità del processo di formazione delle liste. Nel senso che
non c'è stato dialogo tra il Mef e gli investitori istituzionali
nella fase di preparazione della lista di maggioranza. Nella sua
lista ha indicato solo un possibile presidente (Marco Mazzucchelli)
ma non un ad e questo lo fa apparire un ibrido tra un attivista e
una lista di minoranza.
Considerando che il 17% del capitale Enel è in mano ai piccoli
risparmiatori, rimane un 53% che dovrà decidere se andare in
assemblea e quale delle tre liste votare. Il punto più delicato
sarà l'elezione del presidente, che per statuto è votato
separatamente dalle liste ma sempre in assemblea. C'è dunque la
possibilità che la lista che risulta vincente per il cda non sia la
stessa che esprime anche il presidente. E bisognerà vedere cosa
conglierà Assogestioni visto che non ha nella sua lista un
presidente.
red
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April 26, 2023 02:47 ET (06:47 GMT)
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