Genova: Bono, un Ponte per l'Italia che funzioni (MF)
December 10 2019 - 2:37AM
MF Dow Jones (Italian)
Lavoreranno anche sotto Natale gli operai impegnati a costruire
il nuovo ponte di Genova. La sfida è immane: cancellare con
un'opera firmata da Renzo Piano la tragedia del Morandi. Ma ce la
faranno, confida a MF-Milano Finanza Giuseppe Bono, amministratore
delegato di Fincantieri.
Domanda. Dottor Bono, quando saranno finiti i lavori del ponte
di Genova?
Risposta. Posso dire che i tempi di consegna saranno rispettati
e che dimostreremo che il nostro Paese, quando fa sistema, è in
grado di realizzare grandi opere superando ogni sfida.
D. Che sfide?
R. I nostri tecnici, ingegneri, operai stanno lavorando giorno e
notte, sabati e domeniche e festività comprese, per restituire a
Genova e all'Italia un'infrastruttura vitale, nevralgica,
complessa, moderna, sicura. Ma la sicurezza è anche la conditio
sine qua non per far lavorare i nostri lavoratori, ergo i tempi di
consegna non possono essere un mantra cui subordinare tutto, tanto
meno la sicurezza e la qualità finale dell'opera.
D. Il ponte tornerà in gestione ad Autostrade per l'Italia?
R. Questa domanda deve rivolgerla al governo, al ministro delle
Infrastrutture, non al costruttore. Mi auguro tuttavia, da
italiano, che, chiunque sarà l'assegnatario della concessione,
metta al primo posto il monitoraggio costante di un'opera che,
consentitemi una punta d'orgoglio, sarà la prima del suo genere
completamente smart, anche grazie al contributo tecnologico delle
società controllate da Fincantieri specializzate nella ricerca,
nell'automazione e nel controllo.
D. Che cosa significa per l'Italia quest'opera?
R. Significa poter dimostrare che la flessibilità e la capacità
di «rimboccarsi le maniche» tipiche dell'ingegno e dello spirito
italiani concorrono da sempre al compimento di opere eccezionali,
impensabili in ogni altra nazione occidentale. Il paradosso è che
tale genio e tale forza d'animo devono compensare un Paese oggi
fermo e avvitato su se stesso, dove i ponti crollano e le città
d'arte si allagano.
D. Si ritorna a parlare di Leonardo dentro Cdp per agevolare un
rapporto più stretto con Fincantieri . Le sembra una buona
idea?
R. In realtà con Leonardo collaboriamo da sempre e ricordo che
l'attuale amministratore delegato di Cdp (Fabrizio Palermo, ndr) è
il nostro ex cfo. Non abbiamo bisogno di agevolare questo o quello,
ma di creare valore per il Paese. Da par suo, Fincantieri ha più
che raddoppiato in questi anni i ricavi, l'80% dei quali legati
alle esportazioni.
D. A che punto è la diatriba francese sui cantieri Stx?
R. Più che di diatriba francese parlerei di una certa rigidità
della burocrazia europea. Ma è nell'interesse della Francia e
dell'Europa, oltre che di Fincantieri , sostenere tale
operazione.
D. Come chiuderete il bilancio 2019, qualche anticipazione?
R. Per scaramanzia non posso anticipare la chiusura
dell'esercizio in corso, ma posso guardare avanti con fiducia
preventiva e soprattutto grande soddisfazione per la consapevolezza
di avere tutti i nostri stabilimenti saturi di lavoro per almeno
cinque anni; un successo frutto anche della capacità di
diversificazione e innovazione che ci contraddistingue.
D. Alitalia e Ilva e altri 160 crisi aziendali fanno tornare a
tanti la voglia dello Stato padrone, è solo un'operazione nostalgia
o si può fare ed è utile?
R. Ritengo che lo Stato debba non solo indirizzare ma anche
creare le condizioni per generare e gestire la politica industriale
di un Paese. E se questo vale per l'erogazione dei servizi, vale
ancor più per la grande industria, vero asset di un Paese come il
nostro, che peraltro fonda ancora sul manifatturiero le proprie
leadership.
D. Può bastare?
R. I grandi problemi che in questo momento attentano al futuro
dell'industria non possono trovare soluzione in un quadro di
instabilità politica ed emotiva. Meno che mai ci si può illudere di
riformare il Paese, riportandolo alla spinta del Secondo
Dopoguerra, prescindendo da una visione d'insieme per affrontare i
problemi che precedono il quadro economico: il rafforzamento delle
strategie europee, il calo demografico, l'erosione delle competenze
e dei mestieri, l'involuzione della cultura, del linguaggio e della
preparazione scolastica, l'incapacità di ricreare una classe
dirigente degna del suo scopo e della sua funzione.
red
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December 10, 2019 02:22 ET (07:22 GMT)
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