Telecom Italia studia un piano di dismissioni da 2 miliardi: potrebbe essere già illustrato al cda del primo agosto, quando il gruppo delle tlc - assieme alla semestrale - dovrà recepire la chiusura del cantiere con Vodafone per dare vita al colosso delle torri e l'inizio di una trattativa per rilevare Open Fiber.

Lo scrive Repubblica aggiungendo che, a sette mesi dalla nomina alla

guida della società, Luigi Gubitosi avrebbe deciso di valorizzare alcune partecipazioni tra cui, oltre l'attività del credito al consumo, anche i "data center" che sono stati ritenuti non strategici. Si tratta di asset da cui Gubitosi stima di realizzare circa un miliardo di euro, che si aggiungono al miliardo che dovrebbero entrare nelle casse di Telecom da Inwit, la società delle torri, per effetto del combinato disposto di dividendo straordinario e cessione di una quota del 5% del nuovo gruppo.

Con le nozze tra Inwit e Vodafone, la società rifinanzierà circa 2,5 miliardi di debito di cui una parte importante sarà destinata a una maxicedola. Il nuovo assetto azionario -che dovrebbe essere annunciato tra una decina di giorni (probabilmente il 29 luglio insieme alla semestrale di Inwit)- prevede che Tim e Vodafone controllino il 25% della società delle torri, e cedano un 10% a un nuovo partner.

Dalle dismissioni che verosimilmente dovrebbero perfezionarsi tra fine 2019 e inizio 2020 (quando sarà operativa la nuova società delle torri), Telecom conta dunque di racimolare 2 miliardi; risorse che saranno destinate a ridurre i debiti e che eventualmente potrebbero essere utilizzate per Open Fiber. In proposito dopo aver firmato un

Nda ("No disclousure agreement", o patto di riservatezza) lo scorso 20

giugno, Gubitosi potrebbe tornare in consiglio il primo agosto e ricevere il disco verde per firmare un Mou ("Memorandum of understanding", ovvero un accordo quadro) per entrare nel merito di una trattativa più ampia e articolata.

C'è anche un altro fronte aperto: la nuova società della rete. Fonti finanziare riferiscono al giornale che dopo l'interrogazione parlamentare richiesta dai M5S sui bandi Infratel, anche le valutazioni sulla società della rete controllata da Cdp e Enel al 50%, potrebbero richiedere più

tempo. Open Fiber non solo è indietro sui lavori dei bandi Infratel, ma

sta pagando anche le penali per i ritardi accumulati sulla presentazione dei progetti: il gruppo ha coperto solo 170 sui 3 mila comuni a fallimento di mercato, ma manca la documentazione o è incompleta, tranne che su 13 comuni su cui sono stati fatti (o sono in corso) i collaudi.

Tuttavia, Open Fiber ha precisato che attualmente sono aperti i cantieri in 1.350 comuni delle aree Infratel, e che i "lavori procedono spediti".

Se gli advisor di Tim valutano Open Fiber tra i 2,2 e 2,8 miliardi di euro (compresi i debiti di 800 milioni), il valore sarà definito in funzione del perimetro della rete (le aree dei bandi Infratel potrebbero

essere escluse) alla data della firma, nonché del prezzo a cui verranno emesse le nuove azioni per rilevare il 50% di Cdp.

Infine, la semestrale che Gubitosi appresta a stilare si presenta a due facce: se da una parte persiste la debolezza dei servizi di telefonia

fissa a livello domestico, dall'altra il gruppo potrebbe beneficiare del

credito fiscale in Brasile (3,3 miliardi di reais, circa 780 milioni di euro), dovuta alle perdite del gruppo Intelig, poi fuso dentro la capogruppo carioca.

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July 17, 2019 02:45 ET (06:45 GMT)

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