Generali Ass.: a Trieste la lista scotta (Mi.Fi.)
June 07 2021 - 2:30AM
MF Dow Jones (Italian)
È stata Cattolica il ramoscello d'ulivo spuntato nel Cda delle
Generali. Proprio quando le posizioni sembravano essersi
allontanate, il board dell'assicurazione triestina ha ritrovato a
sorpresa l'unanimità con l'opa annunciata il 1° giugno sulla
compagnia veronese a 6,75 euro. L'operazione ha avuto il libera
anche dei consiglieri espressione degli azionisti privati dei
Generali, che nelle settimane precedenti avevano alzato il livello
di scontro con Mediobanca (primo socio del Leone col 12,9%).
A partire dal vicepresidente vicario Francesco Gaetano
Caltagirone, che aveva clamorosamente disertato l'assemblea di
approvazione del bilancio 2020. Anche l'imprenditore romano ha dato
disco verde all'opa su Cattolica, che potrà arrivare a valere 1,17
miliardi. Pace fatta quindi? La sensazione è che le questioni
spinose, che vedono al centro il rinnovo del cda di aprile 2022,
siano ancora sul tavolo. Se è vero che l'operazione di Verona ha
segnato un punto a favore del ceo Philippe Donnet (a differenza
delle acquisizioni contrastate in Malesia), è altrettanto evidente
che l'opa su Cattolica, di cui Generali da ottobre detiene già il
23,67%, era tutta in discesa.
L'offerta è la mossa che chiude il cerchio dell'operazione
avviata alla fine dello scorso anno da Donnet. Allora Cattolica
stava vivendo il momento più difficile della sua storia, con Ivass
che aveva chiesto una ricapitalizzazione di 500 milioni da
realizzare in tempi brevi, mentre il titolo precipitava a 3,4 euro.
Generali ha lanciato il salvagente sottoscrivendo la prima tranche
di aumento di capitale di 300 milioni a 5,55 euro divenendo il
primo azionista di Verona con il 23,6%. Anche in quell'occasione
più di qualche consigliere aveva sollevato dubbi su un'operazione
che concentrava gli sforzi di Generali sull'Italia, invece di
guardare a mercati esteri più redditizi.
Ma, una volta fatto il primo passo, bisognava andare fino in
fondo e il lancio dell'opa è arrivato nei tempi giusti, ovvero solo
dopo che Cattolica si è trasformata da cooperativa a spa e dopo
aver rimesso in equilibrio il bilancio (il primo trimestre si è
chiuso con un risultato operativo record e un Solvency II vicino al
200%). Ora resta l'incognita prezzo, visto che il mercato continua
a scommettere su un rilancio da parte di Generali, tanto che il
titolo Cattolica ha continuato a salire nei giorni successi ben
oltre i 6,75 dell'opa, chiudendo venerdì a 7,13 euro (-0,49% dopo
il rally dei giorni precedenti). Probabilmente un ritocco all'insù
sarebbe meno gradito dal cda, ma è evidente che intanto l'attivismo
di Donnet è stato premiato dai soci e dal mercato (gli analisti
apprezzano l'operazione) e non ha coinvolto solo Cattolica.
Generali sarebbe infatti tra i pretendenti per gli asset della
società di gestione olandese NN Investmet Partners, che valgono
circa 1,5 miliardi e, se è vero che l'operazione è solo alle
battute iniziali ed è piuttosto affollata (in corsa ci sarebbero
tra gli altri anche Intesa Sanpaolo, Allianz e Dws) è chiaro che
Donnet vuole fare tutte mosse giuste per dare una sferzata al Leone
in vista del rinnovo del cda.
A quella scadenza mancano ormai meno di dieci mesi, visto che,
secondo lo statuto che l'ha introdotta per la prima volta nella
storia di Trieste, la lista del cda deve essere presentata 30
giorni prima dell'assemblea. Proprio su quella lista si è acceso lo
scontro con Caltagirone, che nel frattempo è salito al 5,63% di
Generali e all'1% di Mediobanca e chiede più spazio nella
governance rispetto a Piazzetta Cuccia, con il sostegno indiretto
di Leonardo Del Vecchio, che di Trieste detiene il 4,82% e della
merchant milanese il 15,4%. Oggi nel cda di Generali ci sono 5
consiglieri su 11 (oltre ai due di Assogestioni) espressi da
Mediobanca, tra cui il presidente Gabriele Galateri e il vice
Clemente Rebecchini. Il nuovo statuto prevede un cda variabile da
13 a 17 membri (rispetto ai 13 attuali) e alla seconda lista
(quella eventualmente presentata da Assogestioni), vengano
riservati tre consiglieri rispetto ai due attuali. Mentre in caso
di presentazione di una terza lista le poltrone da cedere sarebbero
4 (con un cda di 14 membri o meno) o 5 (con un cda di 15 membri o
più). Arrivare allo scontro non sembra convenire a nessuno: se i
soci privati si coalizzassero in una lista unitaria, potrebbero
arrivare a superare i voti di Mediobanca, a rischio però di
incorrere neconcerto.
fch
(END) Dow Jones Newswires
June 07, 2021 02:16 ET (06:16 GMT)
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