Governo: M5S non voterà fiducia a dl aiuti, si apre crisi (stampa)
July 14 2022 - 3:51AM
MF Dow Jones (Italian)
I senatori del M5S a mezzogiorno usciranno dall'Aula del Senato
per non votare la fiducia sul decreto Aiuti, che stanzia svariati
miliardi per sostenere imprese e famiglie. Una scelta causata dal
no al termovalorizzatore di Roma e che, salvo miracoli, porterà
alla fine del governo Draghi. Il Quirinale continuerà a esercitare
la sua moral suasion fino all'ultimo minuto, ma la decisione di
Giuseppe Conte è presa.
Per Conte il Paese «sembra sull'orlo del baratro», «lo scenario
è cambiato e serve una fase differente». Eppure è lo stesso Conte
alle dieci della sera a dire ai suoi parlamentari che Draghi gli ha
offerto il «segnale» che voleva con la sua lettera-ultimatum: «Ho
registrato una disponibilità a venirci incontro su tutti i punti.
Ma la fase che stiamo attraversando necessita più delle promesse».
Le colombe del Movimento sperano ancora. Alle undici di sera c'è
chi racconta di un incontro tra Conte e Draghi e chi pensa che il
leader abbia parlato con il presidente Mattarella. Il Quirinale
smentisce, ma un teorema prende forma: dopo lo strappo Draghi
salirà dimissionario al Colle e, se accetterà di tornare alle
Camere per verificare se c'è ancora una maggioranza, il M5S gli
voterà la fiducia.
Matteo Salvini, leader della lega, però avvisa: «Se i 5 Stelle
escono dall'Aula la maggioranza non c'è più. È attorno alla
telefonata lunga, densa e tesa tra Draghi e Conte che ha ruotato la
vigilia del governo di unità nazionale, che oggi potrebbe vivere le
sue ultime ore. La crisi non è mai stata così vicina. Alle 9h30
cominciano i lavori nell'aula di palazzo Madama, all'ordine del
giorno c'è il voto di fiducia sul decreto Aiuti e i senatori del
M5S, ala dura delle truppe contiane, hanno tirato con forza la
giacca al leader per convincerlo a strappare. «Conte non era
convinto - è la lettura di un ministro -. Quando ha capito che non
votando la fiducia avrebbe fatto cadere il governo ha cominciato a
frenare, ma era tardi».
Dopo ore di tormenti in videoconferenza, quella che matura è la
scelta più estrema: l'Aventino. Per Draghi non ci sono escamotage
possibili. Senza fiducia, il governo non c'è più. Il premier non è
disposto a guidare un governo che non può contare sul pieno
sostegno dei partiti che lo hanno fatto nascere. Salvini porta a
conclusione l'avvertimento del premier: «Se una forza di
maggioranza non vota un decreto della maggioranza, fine. Si va a
votare". Stesso discorso per Enrico Letta. "Paradossale mettere a
rischio il governo proprio quando apre il capitolo della lotta alla
precarietà», dice il leader dem.
Quando ieri pomeriggio Conte ha chiamato il premier per cercare
una via d'uscita dal cul de sac, il capo dell'esecutivo vede una
strada sola: «perché il governo vada avanti i partiti devono votare
la fiducia, altrimenti c'è la crisi». Questo il senso del
ragionamento di Draghi, che non ritiene possibile proseguire la
corsa dopo lo strappo di un partito importante della maggioranza. I
numeri ci sono anche senza il M5S, è vero. Ma il governo sarebbe
paralizzato dai veti e per Draghi «non è di questo che il Paese ha
bisogno». Ora dopo ora la tensione aumenta e si moltiplicano gli
appelli alla responsabilità.
alu
fine
MF-DJ NEWS
1409:35 lug 2022
(END) Dow Jones Newswires
July 14, 2022 03:36 ET (07:36 GMT)
Copyright (c) 2022 MF-Dow Jones News Srl.
Ala (BIT:ALA)
Historical Stock Chart
From Mar 2024 to Apr 2024
Ala (BIT:ALA)
Historical Stock Chart
From Apr 2023 to Apr 2024