Inflazione: il sacrificio del Pil (Mi.Fi.)
July 04 2022 - 2:42AM
MF Dow Jones (Italian)
Dal forum di Sintra in Portogallo il presidente Fed Jerome
Powell e la presidente Bce Christine Lagarde hanno mandato un
messaggio chiaro. L'obiettivo prioritario delle banche centrali nei
prossimi mesi sarà combattere l'inflazione. Anche a costo di
causare una recessione. Il problema è che i mercati, scrive Milano
Finanza, si sono subito adeguati a uno scenario di flessione del
pil. Le borse sono cadute, i rendimenti dei titoli di Stato sono
precipitati. E così ora per le banche centrali sarà più arduo il
compito di alzare i tassi per contenere l'inflazione che resterà
alta nel breve termine. La situazione più problematica è quella
dell'Eurozona, dove l'economia non è mai tornata ai livelli
pre-pandemia e adesso rischia una nuova caduta. Il presidente della
Fed Jerome Powell è stato finora il più esplicito.
Già in un'audizione al Congresso del 22 giugno, Powell aveva
risposto alle domande sui rischi di recessione sottolineando che
"c'è piuttosto un altro pericolo da considerare, quello di non
assicurare la stabilità dei prezzi. In questo ambito non possiamo
fallire". Dal punto di vista del banchiere centrale, l'economia
americana è forte e in grado di gestire una politica monetaria più
restrittiva. Così nei prossimi mesi più che guardare a una
possibile recessione la Fed "cercherà prove convincenti che
l'inflazione si stia riducendo", ha detto.
Powell ha ribadito a Sintra: "Il processo molto probabilmente
causerà dolore ma il peggior dolore sarebbe fallire nel contrastare
l'alta inflazione e renderla persistente". Nell'ultima riunione la
Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, il maggiore incremento dal
1994, portandoli a una forchetta tra 1,50% e 1,75%. La mossa
potrebbe essere ripetuta nel prossimo incontro del 26-27
luglio.
A Sintra, anche Lagarde è sembrata più attenta ai rischi
sull'inflazione che a quelli sulla crescita. La presidente ha detto
che l'era della bassa inflazione è definitivamente alle spalle e
che, riguardo ai rialzi dei tassi, "muoversi gradualmente è
appropriato in un momento di incertezza alta, ma quando
l'incertezza si dissipa bisogna superare la gradualità e passare
all'opzionalità". Il mandato Bce è concentrato sui prezzi e non è
duale, a differenza di quello della Fed, ma una crescita inferiore
alle attese può tradursi nel medio termine in un'inflazione più
bassa. Inoltre la situazione economica resta ancora molto diversa
da quella negli Usa, dove c'è un eccesso di domanda e le offerte di
posti di lavoro sono doppie rispetto agli individui in cerca di
occupazione.
In Europa invece, come ha osservato l'1 luglio il membro del
comitato esecutivo Fabio Panetta, "i consumi e gli investimenti
rimangono sotto il livello pre-pandemia", "i redditi reali sono
stati severamente colpiti dall'aumento dei prezzi delle
importazioni" e "insieme alla guerra, ciò sta ulteriormente
deprimendo i consumi e la fiducia". Le proiezioni della Bce
indicano già ora che il Pil rimarrà al di sotto del trend
pre-pandemia almeno fino al 2024.
L'inflazione nell'Eurozona ha toccato a giugno un picco
all'8,6%. Il dato resta condizionato soprattutto dai prezzi
dell'energia, saliti del 42%. La parte core, ovvero al netto della
componente più volatile di beni energetici e alimentari, è
lievemente scesa al 3,7%. Difficile prevedere la dinamica nel medio
termine, quella che conta per la politica monetaria. La Bce si
aspetta un'inflazione del 6,8% nel 2022, del 3,5% nel 2023 e del
2,1% nel 2024, quindi poco sopra l'obiettivo del 2%. Anche le
aspettative sono ancorate al target e non si vedono segnali di
incrementi sostanziali dei salari. Resta però da capire nei
prossimi mesi l'entità del deterioramento economico, legato anche
all'aumento dei tassi per aziende e famiglie.
In questo scenario ci sono differenti opinioni sui prossimi
passi della Bce. Alcuni governatori, come quelli di Lettonia ed
Estonia, hanno chiesto di alzare i tassi di 50 punti base già a
giugno. Ma questa ipotesi appare poco probabile, data l'attesa Bce
più volte annunciata di un rialzo di 25 punti. A settembre la
stretta potrebbe essere superiore (come ha suggerito l'olandese
Klaas Knot) ma dipenderà dai dati macro. Panetta ha perciò invitato
alla cautela: "Data l'incertezza prevalente, la normalizzazione
dovrebbe rimanere graduale".
Di certo i mercati stanno prezzando sempre di più la recessione,
e con essa una normalizzazione più lenta da parte della Bce. Gli
operatori non sono più sicuri di un aumento da 50 punti a
settembre. L'euro è passato da 1,075 dollari (livello toccato prima
della riunione Bce del 9 luglio) a 1,04. Le attese di inflazione di
mercato a dieci anni sono tornate al 2%, dopo aver toccato il 2,28%
a inizio mese. I tassi dei titoli italiani decennali sono scesi di
100 punti nelle ultime due settimane, dal 4,2 al 3,2%. Quelli
tedeschi sono calati dall'1,82 all'1,23%. La discesa è stata ancora
maggiore sulle scadenze più brevi. Lo spread Btp-Bund è calato a
198 punti base.
Nonostante la discesa dei tassi, Francoforte resta al lavoro per
un meccanismo anti-spread, che sarà discusso nel consiglio del 21
luglio, come ha confermato Lagarde. Panetta ha sottolineato che uno
scudo serve a tutti i Paesi dell'Eurozona: a quelli più
vulnerabili, per evitare condizioni finanziarie troppo rigide; a
quelli meno vulnerabili, per non avere afflussi di capitale e tassi
troppo bassi che non contrasterebbero l'inflazione. Alcuni
banchieri centrali sono comunque contrari a ingenti acquisti di
titoli di Stato di Paesi del Sud Europa. Il paradosso è che lo
scudo anti-spread finora è stato proprio il crescente timore di una
caduta del pil, che ha spinto gli operatori a ritenere che la Bce
non potrà alzare i tassi con decisione. Dimenticare i rischi di
recessione potrebbe rivelarsi un nuovo boomerang per chi vuole
accelerare la stretta monetaria.
red
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July 04, 2022 02:27 ET (06:27 GMT)
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