Wall Street tratta in ribasso dopo che lo Shanghai Composite e' crollato dell'8,5%, il peggiore calo dal 2007. La performance della Borsa cinese sta pesando anche sull'azionario europeo con il Dax che cede il 2,15%.

"C'e' un po' di trading da panico sull'azionario cinese che sta contagiando anche i listini a livello globale", sottolinea John Brady, managing director di R.J. O'Brien.

Alcune tra le piu' grandi societa' americane "hanno" poi "detto chiaro e tondo che la forza del dollaro sta pesando sugli utili aziendali", aggiunge Brady. "Viste le valutazioni tirate dei titoli e gli aggiustamenti che stanno avendo luogo per colpa del biglietto verde, sará veramente difficile vedere i listini registrare rialzi significativi dai livelli attuali".

Il Dow Jones cede lo 0,51%, l'S&P 500 lo 0,27% e il Nasdaq Composite lo 0,4%. Male anche i prezzi del petrolio che continuano a calare: il Brent lascia sul terreno l'1,59% a 53,75 dollari al barile e il Wti lo 0,85% a 47,73 usd.

"Il recente accordo con l'Iran, anche se in maniera graduale, contribuira' ad aumentare la produzione immessa sul mercato di barili di petrolio, concorrendo difatti ad accentuare la problematica circa la sovracapacita' produttiva", sottolineano i gestori di AcomeA Sgr, aggiungendo che, d'altro canto, "l'insinuarsi in maniera sempre piu' incisiva del rallentamento della crescita di alcune aree del mondo che sono state ad oggi alla base della crescita globale, come la Cina e alcuni Paesi Emergenti, ha ulteriormente accentuato la debolezza non solo del settore petrolifero, ma anche di quello delle materie prime".

In definitiva per gli esperti "le criticita' dal lato dell'offerta unitamente a quella della domanda sono state alla base della recente debolezza" dell'oro nero.

Sul fronte macroeconomico, gli ordini di beni durevoli sono saliti a giugno del 3,4% a livello mensile, meglio del consenso che si aspettava un +3,2%, ma non sono bastati a risollevare il sentiment. Quelli ex trasporti inoltre sono cresciuti dello 0,8% m/m (+0,5% le attese), il maggiore rialzo dallo scorso agosto, puntualizza un analista.

Comunque sia, precisa l'esperto, gli ordini americani del 1* semestre sono in calo dall'1,8% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. Resta da vedere se il buon dato odierno sia solo un rimbalzo fine a se stesso o un segnale di avvio di ripresa degli ordini di beni durevoli.

L'evento chiave della settimana, al di la' dei dati, sara' la riunione del Fomc che "dovrebbe essere interlocutoria, con modifiche al testo del comunicato molto contenute", stimano gli economisti di Intesa Sanpaolo, puntualizzando che il punto centrale sara' la valutazione dello scenario economico, che dovrebbe confermare la ripresa moderata, l'aggiustamento del mercato del lavoro e le previsioni di rialzo dell'inflazione verso il 2% nel medio termine.

I numeri macro visti finora sono coerenti con questa valutazione positiva. Nonostante la presenza di rischi internazionali, aggiungono gli esperti, "per la determinazione della politica monetaria prevale l'evoluzione dei dati Usa che segnalano una normalizzazione dell'economia". Le modeste variazioni al comunicato di luglio e l'evoluzione dei numeri "prepareranno la svolta per settembre. La riunione del Fomc dovrebbe dare questo messaggio, rassicurando pero' i mercati" su un rialzo graduale dai tassi, concludono gli esperti.

Sul valutario il cambio euro/usd tratta poco mosso a 1,1089, mentre il rendimento del Treasury decennale e' al 2,23%.

alb

alberto.chimenti@mfdowjones.it

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