I pazienti con malattia di Crohn di grado più
severo o di durata maggiore trattati GED 0301 160 mg hanno
dimostrato percentuali maggiori di remissione e risposta clinica
rispetto al placebo
Celgene Corporation (NASDAQ: CELG) ha annunciato oggi che è
stata presentata alla Digestive Disease Week (DDW), tenutasi a
Washington D.C. (Stati Uniti), una analisi a posteriori di
sottogruppi di uno studio di fase II multicentrico, randomizzato,
in doppio cieco e controllato verso placebo su GED-0301 (mongersen)
in pazienti con malattia di Crohn in fase attiva.
“Nei pazienti affetti da malattia di Crohn la gravità e la
durata della malattia possono influire sull’effetto terapeutico di
alcuni farmaci”, ha dichiarato il Professor Giovanni Monteleone
dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. “L’analisi dei
dati effettuata su sottogruppi dello studio di fase II ha preso in
esame gli effetti di questi fattori sulle percentuali di risposta
clinica e di remissione clinica ottenute con GED-0301, terapia
orale attualmente in studio che sfrutta la tecnologia antisenso e
un meccanismo d’azione innovativo concepito per agire
localmente.”
I dati principali di questo studio di Fase II in cui sono stati
arruolati 166 pazienti adulti con malattia di Crohn in fase attiva,
definita da un indice di attività di malattia CDAI (Crohn’s Disease
Activity Index) tra 220 e 400, sono stati pubblicati nel numero del
19 marzo 2015 della rivista The New England Journal of Medicine. I
pazienti dello studio sono stati trattati per due settimane con
placebo o con una delle tre dosi di GED-0301 (compresse da
10 mg, 40 mg o 160 mg una volta al dì) e
successivamente monitorati per altre 10 settimane. La presentazione
effettuata alla DDW ha analizzato in modo retrospettivo alcuni
sottogruppi di pazienti dello studio.
Nell’analisi dei sottogruppi i pazienti sono stati suddivisi in
base alla durata della malattia (<5 anni vs. ≥5 anni), al
punteggio CDAI al basale (<260 vs. ≥260) e ai livelli al basale
della proteina C-reattiva (CRP), un marker di infiammazione (<3
mg/L vs. ≥3 mg/L). Nei pazienti di questi sottogruppi sono state
poi analizzate la remissione clinica (punteggio CDAI <150) e la
risposta clinica (riduzione del punteggio CDAI ≥100 punti rispetto
al basale) alle settimane 2 e 4. Le percentuali di remissione
clinica per i pazienti trattati con GED-0301 160 mg sono
risultate simili indipendentemente dalla durata della malattia o
dal punteggio CDAI o dai livelli di PCR al basale e superiori a
quelle dei pazienti del gruppo placebo (le percentuali di
remissione variavano dal 62,5% al 75% per GED-0301 160 mg vs.
5%-24% per placebo). Questi risultati forniscono un razionale per
proseguire nella valutazione della dose da 160 mg nel
programma di fase III.
Nel gruppo di pazienti con durata della malattia di almeno
cinque anni (media di 15,4 anni) il 62,5% (15/24) di quelli
trattati con GED-0301 160 mg ha raggiunto la remissione
clinica alla settimana 2, rispetto al 15,4% (4/26) di quelli
trattati con placebo. Percentuali simili sono state osservate alla
settimana 4 (rispettivamente 66,7% [16/24] vs. 15,4% [4/26]). Alla
settimana 2 la percentuale di risposta clinica del gruppo trattato
con GED-0301 160 mg era del 70,8% (17/24) rispetto al 19,2%
(5/26) del gruppo placebo, mentre alla settimana 4 risultava del
79,2% (19/24) rispetto al 26,9% (7/26).
Per quanto riguarda i pazienti che al basale avevano un
punteggio CDAI di almeno 260 (mediana di 303), il 62,5% (10/16) di
quelli trattati con GED-0301 160 mg aveva raggiunto la
remissione clinica alla settimana 2 rispetto al 13,6% (3/22) di
quelli trattati con placebo, mentre alla settimana 4 le percentuali
di remissione erano rispettivamente del 75,0% (12/16) e del 4,5%
(1/22). Alla settimana 2 la percentuale di risposta clinica del
gruppo trattato con GED-0301 160 mg era dell’87,5% (14/16)
rispetto al 22,7% (5/22) del gruppo placebo, mentre alla settimana
4 era rispettivamente dell’87,5% (14/16) e del 22,7% (5/22).
Risultati simili sono stati osservati nei pazienti con livello
di proteina C reattiva al basale di almeno 3 mg/L (circa il
60% dei pazienti dello studio). Alla settimana 2 il 71,4% (20/28)
dei pazienti nel gruppo GED-0301 160 mg ha raggiunto la
remissione clinica rispetto al 24,0% (6/25) dei pazienti nel gruppo
placebo. Risultati analoghi sono stati osservati anche alla
settimana 4 (75,0% [21/28] vs. 12,0% [3/25]). Nel gruppo in
trattamento con GED-0301 160 mg il 60,7% (17/28) e il 64,3%
(18/28) dei soggetti ha ottenuto una risposta clinica
rispettivamente alle settimane 2 e 4 rispetto al 32,0% (8/25) e al
24,0% (6/25) del gruppo placebo.
I pazienti che hanno manifestato almeno un evento avverso (AE)
sono stati rispettivamente il 49%, il 62% e il 49% per le dosi di
GED-0301 da 10 mg, 40 mg e 160 mg e il 67% per il
placebo. Gli AE più comuni nei gruppi di trattamento con GED-0301
sono stati dolore addominale (10-12%), peggioramento della malattia
di Crohn (10-15%), infezione del tratto urinario (5-15%) e
innalzamento del livello di proteina C reattiva (5-9%). L’incidenza
degli eventi avversi seri nei gruppi in trattamento con GED-0301 è
stata rispettivamente del 7%, del 2% e del 2% per le dosi da
10 mg, 40 mg e 160 mg, rispetto al 2% nel gruppo
placebo.
“L’analisi presentata alla DDW indica che i pazienti con
malattia di Crohn più grave o di durata maggiore hanno potuto
raggiungere una risposta clinica o una remissione clinica con la
dose di GED-0301 da 160 mg”, ha dichiarato Scott Smith,
Presidente della Divisione Inflammation and Immunology di Celgene.
“I pazienti con malattia di Crohn di grado da moderato a severo
necessitano di nuove opzioni terapeutiche. In base a questi
risultati e come parte del nostro impegno a fornire farmaci
innovativi a questa comunità di pazienti, puntiamo a proseguire lo
studio di questa terapia potenzialmente in grado di trasformare il
panorama terapeutico in trial clinici di fase III.”
DDW Astratta Numero: 826
Informazioni sullo studio
Questo studio di Fase II ha incluso 166 pazienti adulti affetti
da malattia di Crohn da moderata a grave con lesioni infiammatorie
documentate nell’ileo terminale e/o nel colon destro. Sono stati
esclusi i pazienti con lesioni note dello stomaco, dell’intestino
tenue prossimale, del colon trasverso e/o del colon sinistro,
stenosi, fistole, malattia perianale, manifestazioni
extraintestinali, infezioni attive o recenti o storia di neoplasia
maligna.
I pazienti sono stati randomizzati a ricevere per due settimane
una di tre dosi giornaliere di GED-0301 (10 mg/die, 40 mg/die o 160
mg/die) in compresse o placebo. La risposta al trattamento è stata
valutata ai giorni 15, 28 e 84. L’endpoint di efficacia primaria
dello studio era rappresentato dalla percentuale di pazienti in
remissione clinica definita come un punteggio CDAI inferiore a 150
al giorno 15 e mantenuto fino al giorno 28. Gli endpoint secondari
includevano la risposta clinica definita come riduzione del
punteggio CDAI di 100 o 70 punti al giorno 15 e al giorno 28.
I pazienti potevano continuare ad assumere dosi stabili di
prednisolone (≤40 mg/die), budesonide (≤9 mg/die) o mesalamina per
via orale nel corso delle due settimane di trattamento e/o una dose
stabile di immunomodulatori (p. es. azatioprina, mercaptopurina,
metotrexato) purché la terapia fosse stata iniziata ≥6 mesi prima
del trattamento. Prima dell’inizio dello studio e durante le due
settimane di trattamento non potevano essere avviate terapie a base
di antibiotici, steroidi, immunosoppressori e agenti biologici. I
pazienti arruolati nello studio non dovevano aver ricevuto
anticorpi anti-TNF-α o altri agenti biologici oppure antibiotici
rispettivamente nei 90 giorni precedenti e nelle 3 settimane
precedenti l’inizio dello studio.
Informazioni su GED-0301
La terapia sperimentale orale GED-0301 che sfrutta la tecnologia
antisenso è un oligonucleotide che ha come bersaglio l’RNA
messaggero (mRNA) per la proteina Smad7, di cui inibisce la
sintesi. Nei pazienti con malattia di Crohn, livelli eccessivamente
elevati di Smad7 interferiscono con le vie di segnalazione
antinfiammatorie di TGF-β1 nell’intestino, stimolando
l’infiammazione. GED-0301 è stato concepito per agire localmente
riducendo i livelli di Smad7 con un’esposizione sistemica
irrilevante.
Informazioni sulla malattia di Crohn
La malattia di Crohn è una patologia infiammatoria cronica,
immunomediata, del tratto gastrointestinale. Secondo le stime, ne
sono affette fino a 3 persone ogni 1.000 in Europa e nel Nord
America e la malattia si sta diffondendo in maniera crescente in
tutti i gruppi etnici. I sintomi della malattia di Crohn — dolore
addominale, diarrea, spossatezza, febbre, calo ponderale e
denutrizione — si manifestano più tipicamente nella fascia d’età
tra i 13 e i 30 anni, benché la malattia possa svilupparsi a
qualunque età. La malattia può interessare qualsiasi parte del
tratto gastrointestinale (GI), dalla bocca all’ano, ma è più
comunemente localizzata nella porzione terminale dell’intestino
tenue (ileo) e all’inizio del colon. La causa esatta non è nota e
non esistono cure. Le persone affette da malattia di Crohn hanno
un’aspettativa di vita leggermente ridotta.
Informazioni su Celgene
Celgene Corporation, con sede a Summit, New Jersey, è un gruppo
farmaceutico integrato globale impegnato principalmente nella
ricerca, nello sviluppo e nella commercializzazione di terapie
innovative per il trattamento delle neoplasie e delle patologie
infiammatorie attraverso la regolazione dei geni e delle proteine.
Per ulteriori informazioni visitare il sito web della società
all’indirizzo www.celgene.com. Celgene è anche presente su Twitter
@Celgene, Pinterest e LinkedIn.
Dichiarazioni previsionali
Il presente comunicato stampa contiene alcune dichiarazioni
generiche aventi carattere di previsione. Tali dichiarazioni, che
possono essere identificate da termini quali “attendersi”,
“prevedere”, “ritenere”, “intendere”, “stimare”, “pianificare”,
“prospettiva” e simili, si basano sui piani, sulle stime, sulle
ipotesi e sulle proiezioni correnti della direzione e si
riferiscono solo al momento in cui vengono rilasciate. La Società
non è tenuta ad aggiornarle alla luce di nuove informazioni o in
vista di eventi futuri, salvo nei casi prescritti dalla legge. Le
dichiarazioni previsionali comportano rischi e fattori di
incertezza, la maggior parte dei quali è difficile da prevedere ed
esula generalmente dal controllo della Società. I risultati o gli
esiti effettivi potrebbero essere sostanzialmente diversi da quelli
previsti dalle presenti dichiarazioni previsionali a causa di una
serie di fattori, discussi per la maggior parte in dettaglio nella
Relazione annuale della Società contenuta nel Modulo 10-K e in
altre relazioni presentate alla Securities and Exchange Commission
statunitense.
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IIIVice President, Investor Relations 908-673-9969
Media:Catherine CantoneDirector, Corporate Communications
732-564-3592
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