RISULTATI 2022 – Crescita dei ricavi e soprattutto dei margini con un ritorno all’utile per Tod’s nell’esercizio 2022.
Il giro d’affari è salito del 13,9% a 1.007 milioni (+11,4% a cambi costanti).
I marchi del gruppo sono risultati tutti in crescita, ed in particolare le vendite di Tod’s sono salite del 19,1% a 510 milioni (+16,4% a cambi costanti) quelle di Roger Vivier del 7,1% a 246 milioni (+3,3% a cambi costanti), quelle di Hogan del 10,9% a 195,9 milioni (+9,4% a cambi costanti) e quelle di Fay del 10,7% a 53,4 milioni (+10,6% a cambi costanti).
Per quanto riguarda l’andamento dei diversi settori merceologici, i ricavi delle calzature sono saliti del 10,5% a 776,9 milioni (+7,6% a cambi costanti), quelli di pelletteria e accessori del 33,7% a 160,6 milioni (+31,8% a cambi costanti) e quelli dell’abbigliamento del 13,9% a 67,8 milioni (+13,2% a cambi costanti).
Le vendite in Italia sono aumentate del 15,9% a 251,7 milioni, nel resto d’Europa del 25,6% a 216,7 milioni (+24,6% a 215 milioni a cambi costanti), nelle Americhe del 31,4% a 82,1 milioni (+19,8% a 74,9 milioni a cambi costanti), nel resto del mondo del 43,3% a 169,3 milioni (+46,4% a 173 milioni a cambi costanti), mentre sono diminuiti dell’8,4% i ricavi nella Greater China a 287,2 milioni (-14% a 269,6 milioni a cambi costanti).
Il canale Retail (DOS + On-line) ha visto una crescita del 12,7% a 743,3 milioni (+9,9% a 724,5 milioni a cambi costanti) e i clienti terzi (franchising + indipendenti) del 17,5% a 263,7 milioni (+15,7% a 259,7 milioni a cambi costanti).
Al 31/12/2021 la rete distributiva del gruppo contava 333 DOS e 89 negozi in franchising (rispettivamente 318 e 88 a fine 2021).
Anche gli altri proventi sono saliti del 21,3% a 20,1 milioni (si tratta per lo più di royalties attive, rimborsi assicurativi e altri ricavi non tassati).
I costi per consumi di materie prime sono aumentati del 34,2% a 242,3 milioni, mentre il costo del personale è salito del 10,6% a 234 milioni (in presenza del resto di un numero di dipendenti passato da 4.745 a 4.925 unità per le nuove aperture e il rafforzamento della struttura corporate per lo sviluppo digitale) e i costi per servizi del 29,3% a 280,3 milioni (soprattutto maggiori spese di comunicazione e quelle legate alla produzione tornata a pieno regime).
Gli altri costi operativi sono anch’essi aumentati del 27% a 98,3 milioni.
L’ebitda è così balzato da 161,9 a 207,7 milioni e, dopo ammortamenti pari a 147,8 milioni (133 milioni nel 2021) e accantonamenti scesi da 4,7 a 1,7 milioni, l’utile operativo ha raggiunto 58,2 milioni, più che raddoppiato rispetto ai 24,2 milioni del 2021.
Il saldo negativo della gestione finanziaria è peggiorato, passando da 21,7 a 29,2 milioni, a fronte di un indebitamento finanziario netto pari a 555 milioni (519,1 milioni nel 2021), comprensivo delle lease liabilities IFRS 16.
L’utile ante imposte è passato da 2,5 a 29 milioni e, dopo imposte per circa 6 milioni l’esercizio si è chiuso con un utile netto di 23,1 milioni, rispetto alla perdita netta di 5,9 milioni relativa all’esercizio 2021.